Leo Levi nasce a Modena il 20 gennaio 1906 da Ettore e Elisa Gentili, si laurea in medicina all’Università di Modena il 9 luglio 1930, sostiene l’esame di stato a Pisa dove si specializza in medicina interna e per un breve tempo è Assistente Medico. Sceglie di fare il medico condotto che esercita in vari comuni fino a vincere la condotta a Cividale del Friuli (G.U. n. 70 del 28 luglio 1938) e il 22 agosto prende, con tutta la sua famiglia, la residenza in città al civico 1 di Via Patriarcato al secondo piano, aprendo l’ambulatorio di fronte all’abitazione al pianoterra.
In seguito alla promulgazione delle leggi razziali, 19 settembre 1938, viene esonerato, essendo ebreo, con delibera comunale del 19 dicembre 1938 dal servizio, ma continua privatamente ad esercitare fino al 22 aprile 1944 quando una pattuglia delle SS passa in ambulatorio per arrestarlo. Si salva miracolosamente nascondendosi tra il muro e l’anta del grande portone di ingresso all’ambulatorio. Riesce a fuggire dalla città e si rifugia nella cella mortuaria del cimitero di Purgessimo, dove viene assistito amorevolmente, e in segreto, dalla popolazione locale. Entra a far parte, con il nome di Galeno, della Divisione Garibaldi - Brigata Bruno Buozzi diventando il medico della Divisione che segue, nelle varie vicissitudini belliche, fino alla liberazione del 1945.
Al suo rientro, non venendo integrato nel posto di Ufficiale Sanitario del Comune di Cividale del Friuli, riprende ad esercitare la sua professione dedicandosi in modo particolare alle fasce di cittadini più bisognosi, infatti è anche ricordato come il “medico dei poveri”. Muore per scompenso cardiaco l’8 ottobre 1948 in seguito alle sofferenze fisiche e psichiche a cui era stato sottoposto dalle leggi razziali e dagli anni di guerra. Viene tumulato, per sua volontà, nel cimitero di Purgessimo grato per l’aiuto ricevuto durante la sua fuga. Lascia la moglie Violante Celoni e i figli Ettore, Giuseppina e Maria Elisa (Marisa). Ora le spoglie si trovano nella tomba di famiglia a Vittorio Veneto. Nel marzo 2020 il Comune di Cividale del Friuli intitola lo “slargo” all’inizio di Via Patriarcato a Leo Levi.
Fonte: Dizionario biografico dei cividalesi del’900, a cura di Moratti e Serena (in corso di pubblicazione)
Il dott. Leo Levi, la moglie Violante e le piccole Marisa e Giuseppina (1942)
Riportiamo la toccante poesia "Marisa", dedicata alla figlia, pubblicata su La Voce del Natisone, n°2 il 21 luglio 1945
MARISA
Ti ho lasciata in un giorno d’autunno
e le foglie cadevan già morte,
ti ho lasciata, mia tenera bimba,
ignorando di entrambi la sorte.
Anche tu hai cercato, piccina,
la carezza del babbo che amavi,
l’hai chiamato tuo padre, ma invano,
troppo lungi egli era da te.
Ma non tuoi son soltanto i lamenti,
altri bimbi ci invocano sempre,
madri, spose, fratelli, parenti,
nulla sanno del proprio destino.
Sol chi al posto del cuor ha un macigno,
sol chi in petto non sente pietà,
resta inerte ed ammira benigno
del tedesco l’iniqua empietà.
E le madri ed i padri lontani,
dalla prole che deve soffrir,
maledicono il pazzo tiranno
che agonizza in un roco sospir.
Quanto sangue innocente per nulla,
quanti lutti, miserie ed inganni,
quante tombe, sospiri ed affanni
dove il teutone mostro passò.
Ma da oriente già spunta l’aurora,
l’occidente è un tumulto di eventi,
libertà sta per nascere ancora
e giustizia e lavor per le genti.
Nel crogiuolo d’Europa vermiglio,
fra gli osanna dei popoli tutti,
frantumato anche l’ultimo artiglio,
il nemico più nulla à da dir.
E la grande giornata si appressa
la giornata del nostro riscatto,
tutta un inno, un tripudio, una festa
e la fine del nostro soffrir.
Nella marcia trionfal che faremo,
anche i morti saranno con noi
ed il lor sacrificio supremo
servirà come sprone agli eroi.
Solo allora mia bimba piccina
Ti potrò stringere forte al mio petto
Se benigna la sorte sarà.
20 aprile 1945 LEO LEVI (Galeno)